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Analfabetismo digitale, Italia il terzo paese peggiore su 29 paesi analizzati dall’OCSE.
- 5 Agosto 2020
- Pubblicato da: cl2jt2in
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Siamo ultimi: “La popolazione italiana non possiede le competenze di base necessarie per prosperare in un mondo digitale, sia in società sia sul posto di lavoro“, parola dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), che ha tracciato un quadro abbastanza preoccupante per la situazione italiana. (cit. ilfattoquotidiano).
C’è chi ancora si ostina a rallentare la conversione al digitale che permetterebbe al paese di avanzare tecnologicamente e di creare nuove competenze e posti di lavoro, ma la fobia tecnologica (tecnofobia) è più forte. Pensiamo che la cultura e lo studio ci abbiamo fatto diventare migliori, ma in realtà in termini di ignoranza evolutiva, non siamo cambiati poi molto, pensare che ora è tutto scritto e che la scrittura per prima ha cambiato il nostro modo di comunicare, tuttavia nel 400 a.c anche i più saccenti si ostinavano ad affermare che la scrittura era un arte deleteria che avrebbe cancellato la memoria, mentre invece è stato esattamente l’opposto. Verso la fine del 700 i giornali venivano considerati strumenti che avrebbero portato la società all’isolamento, lo stesso identico discorso che oggi si fa con i social media. All’inizio del 1800 i treni erano considerati pericolosi per le donne incinta, si pensava che viaggiando a quelle velocità considerate elevate per l’epoca, esse avrebbero abortito.
La domanda da porsi è perché oggi chi ha studiato e si è riempito la testa di nozioni pensa esattamente come una qualsiasi persona al di fuori di questo contesto e presenta analogie simili agli esseri umani di cento, duecento o duemila anni fa.
Costoro dovrebbero comprendere che i cambiamenti e i modi di comunicare della società sono in continuo mutamento, mettendo un punto fermo sulla scala dell’evoluzione dell’uomo; Invece spesso capita che questi uomini di cultura, siano il primo gradino di impedimento all’evoluzione delle cose. Nella scala evolutiva della specie umana, siamo passati dal comunicare a gesti, a suoni, a parole per poi passare alla forma scritta, ai testi, alla stampa a caratteri cubitali. Negli anni 60, molti parlavano ancora in dialetto, l’italiano era la lingua madre, ma quasi il 60% della popolazione era analfabeta, in pochi avevano un dizionario in casa e tanti avevano problemi con la scrittura. Oggi la stessa situazione si ripropone con il mondo digitale, ed è grave che non venga riconosciuta come incapacità tecnica e e come carenza grave nel mondo dell’istruzione. La prima lingua del mondo è diventata l’inglese, il nuovo modo di comunicare passa attraverso il web, i giornalisti quelli più bravi lo hanno capito, hanno saputo innovarsi, gli altri continuano a puzzare di vecchio, si consolidano nelle loro posizioni vivendo nell’invidia di un mondo che temono e non vogliono affrontare e perdono consensi. Chiunque abbia accesso a un pc , uno smartphone e una connessione lentamente ha imparato qualche nozione e qualche parola della lingua anglosassone, le cose cambiano, che questo al sistema scolastico piaccia o meno, deve adattarsi. Lo deve fare perché già ora molti ragazzi che fuggono all’estero senza competenze specifiche e si ritrovano a fare lavori come i lavapiatti o i cuochi per poi tornare indietro dopo qualche anno. Parlando al singolare delle mie esperienze personali, mi sono ritrovato in Portogallo a dovermi reinventare e nonostante avessi alcune basi consolidate sentivo di essere visto come un alieno da persone che lavoravano nel mio stesso contesto lavorativo, hanno dovuto completare la mia formazione, perché nonostante per questo paese per alcuni fossi molto avanti, li non era sufficiente e non stiamo parlando di luoghi come la Francia e la Germania, ma di un paese PIG dell’unione europea che in questo momento ci sta sorpassando dal punto di vista della connettività e dell’ambiente. Sentire anche che mancano nelle scuole alcune figure professionali come la mia che potrebbe spiegare il web marketing ai ragazzi, l’uso dei social, l’analisi dei dati, la costruzione del SEO e del mondo dei content editor è frustrante e svilente. Sono lavori che non vengono nemmeno citati nel mondo dell’istruzione o se ne parla così a livello teorico, come basi per il futuro, ma non riguardano nemmeno più tanto il futuro, si tratta di competenze che sono già consolidate da diversi anni e che arricchiscono il mercato del lavoro. Mancano anche altre nuove figure professionali legate a questo mondo che si innova a una velocità pazzesca, pensiamo alla IOT (Internet degli oggetti), ai droni e a tutto ciò che si legherà al mondo del 5G. Questo riguarda anche le professioni considerate più rilevanti, pensiamo al campo della medicina, c’è l’intelligenza artificiale, la valutazione a distanza anche se sei un medico e non sai interfacciarti con questo tipo di tecnologia rimani tagliato fuori, verrai sostituito o sarai obbligato a formarti per non rimanere a casa e sicuramente il passaggio verso un paese straniero sarà molto più arduo se non sei formato nel modo corretto. I paese più sviluppati dal punto di vista tecnologico e dell’innovazione sono riusciti a incrementare nuovi posti di lavoro per i prossimi vent anni, almeno prima che l’automazione sostituisca ogni cosa, sono riusciti a ridurre gli orari e i giorni di lavoro e a incrementare la produttività del 30%.