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Il print on demand per inquinare meno
- 25 Agosto 2020
- Pubblicato da: cl2jt2in
- Categoria: Senza categoria

La seconda rivoluzione industriale è ormai agli sgoccioli, il modello capitalista su cui è stata improntata si è ormai dimostrato fallimentare. L’impiego di risorse e e il loro sovrasfruttamento hanno portato più volte il pianeta sull’orlo del collasso. I modelli basati sul P.I.L risultano antiquati e anche abbastanza stupidi, che senso ha produrre 200.000 automobili, se poi più di 100.000 mila rimangono invendute, cosa ce ne facciamo? dove le mettiamo? Impieghiamo risorse inutili per poi trasformarle in rifiuto solo per mostrare che uno stato produce più di un altro. Anche il cibo, tantissimo cibo viene buttato via e recuperato poi da associazioni o enti che si occupano di redistribuirlo ai poveri. E’ ora che la civiltà umana progredisca e vada oltre i sistemi primitivi che fino ad ora le sono stati imposti senza bisogno di troppe spiegazioni razionali. Libri, carta, alberi, oggetti, cose. Molti lamentano il cambiamento, ma sarà davvero negativo il suo impatto sull’ecosistema o la centralizzazione di tutto garantirà meno sprechi? Oggi la tecnologia grazie alla stampa 3d e alla robotica permette di produrre oggetti complessi anche in poche ore. In un futuro potremo andare dal concessionario, vedere un prototipo dell’auto, della moto che ci interessa e farcela stampare su ordinazione. Amazon implementa già questo tipo di servizio, quello dell’autopublishing. L’autore di un libro o di un saggio può caricare la sua creazione sullo store di amazon scegliere il prezzo della copertina e guadagnare una percentuale in base alle vendite. Il libro viene stampato solo quando viene ordinato, in questo modo si evitano migliaia di sprechi di carta sull’invenduto. Per ora il settore del print on demand è limitato ai libri, all’abbigliamento e alla gadgettistica, ma in futuro potrebbe espandersi anche nel mercato digitale e nei settori più complessi come quello dell’automotive.
Fabio Papurello