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South Working è un termine coniato solo in Italia, cos’è e perché è temuto dal mercato immobiliare
- 2 Settembre 2020
- Pubblicato da: cl2jt2in
- Categoria: Senza categoria

Per ora rimane solo un allarmismo, come quasi tutte le cose di facciata che facciamo in questo paese, ancora non ho realmente incontrato qualcuno che lavora in smart working, eppure tutti ne parlano, ma resta ancora una finzione mediatica di molte aziende che non lo applicano. A parer mio il governo dovrebbe fare un censimento e applicare la legge del bastone e la carota, se non lo applichi ti disincentivo e se lo fai ti agevolo fiscalmente. Eppure è panico nelle regioni del Nord che temono un emigrazione di massa al sud riportando le persone a vivere nelle loro città natie, questo secondo i dati creerà una crisi del mercato immobiliare. E’ un dato positivo? oppure No? Per ora resta una supposizione, ma c’è da dire che negli ultimi 70 anni abbiamo consumato quasi il 60% del nostro territorio, costruito illegalmente, inquinato. L’edilizia resta ancora il settore in cui le mafie come la ndragheta fatturano di più e riciclano meglio il denaro. Lo smart working, nasce proprio come contrasto all’inquinamento, non solo per ridurre gli spostamenti, ma anche per poter far lavorare la gente nel luogo in cui vive, le cose cambiano, un buon imprenditore deve saperlo mettere in conto e saper anticipare le mosse, è il mercato, è la vita. Sicuramente tutto ciò che viene fatto in favore dell’ambiente ha un impatto positivo anche per quanto riguarda il lavoro, il problema è che nessuno ha mai voluto dire basta al danneggiamento e alla continua speculazione che ha portato al consumo di suolo, nemmeno una pandemia ha fermato coloro i quali hanno avidamente tentato di accaparrare il più possibile, anche se la verità è scomoda e molti affittano irregolarmente a stranieri che vivono in 5 in un bilocale, oppure a studenti che pagano una stanza come un affitto con prezzi gonfiati alle stelle, perlopiù senza contratti regolari.
Fabio Papurello